Tra un mese esatto saremo chiamati a esprimerci sul referendum sulla Riforma della Costituzione, ma tra le gente, anche quella più attenta alle cronache politiche, vedo ancora tanta incertezza in merito.
Io ho pochi dubbi e ho scelto di votare no: perché questa riforma, così come è scritta, non può mantenere le “promesse”, e anzi renderà più confuso il bicameralismo e meno semplificato l’iter legislativo. Perché non diminuisce realmente e sensibilmente i costi della politica (ad esempio, non abolisce definitivamente il Senato né dimezza i parlamentari, vero cuore del problema); perché crea conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato; perché rovescia la piramide democratica e rende più problematica la partecipazione diretta dei cittadini.
E, poi, #iovotono soprattutto per due motivi: innanzitutto, perché la Riforma è stata scritta male e pubblicizzata peggio, rafforzando solo il ruolo dell’Esecutivo a dispetto degli altri poteri dello Stato.
Infine, perché questa riforma non è né innovativa né migliorativa rispetto alla nostra Costituzione (quella che fino a poco tempo fa tutti dicevano essere “la più bella del Mondo”), e perché, come dice Gustavo Zagrebelsky, “l’impegno per il NO al referendum ha, nel profondo, questo significato: opporsi alla perdita della nostra sovranità, difendere la nostra libertà”.
Se vogliamo davvero il cambiamento allora riprendiamoci il diritto di decidere.
